Prestiti personali: salgono i tassi, cala l’importo ma richieste stabili

Dall’osservatorio congiunto di Facile.it e Prestiti.it emerge che nonostante l’aumento dei tassi di interesse gli italiani continuano a richiedere prestiti personali. Ma per far fronte all’aumento delle rate si orientano su importi più contenuti. I tassi, infatti, sono aumentati notevolmente, arrivando a +31% se confrontati con quelli di dodici mesi prima, quando per un prestito personale da 10.000 euro in 5 anni erano pari a 6,28%. A maggio 2023 il tasso medio online (Tan) è arrivato a 8,24%. Sempre a maggio, l’importo medio chiesto alle società di credito per un prestito personale è stato pari a 10.474 euro, un valore in calo del 4% rispetto allo stesso mese del 2022.

Non solo esigenza di liquidità: salgono le richieste per consolidare i debiti

La prima motivazione per cui si chiede un prestito personale è l’esigenza di liquidità, finalità indicata a maggio 2023 dal 32% dei richiedenti. Seguono le richieste per l’acquisto di auto usate (16%) e per il consolidamento debiti (15%). In aumento anche le richieste di prestiti per le vacanze (+3%) e per spese mediche (+7%), mentre dopo il boom del 2022 calano quelle per i matrimoni (-7%).
“L’aumento del consolidamento debiti (+6%) racconta di una maggiore consapevolezza nel rapporto tra gli italiani e il mondo del credito al consumo – spiega Aligi Scotti, Bu Director prestiti di Facile.it -. Consolidare i debiti significa accorpare diversi prestiti sotto un unico finanziamento, semplificandone così la gestione, e in alcuni casi, riducendo i costi complessivi”.

Aumenta la quota degli over54

Chi ha presentato domanda di finanziamento ha in media 42 anni. E se gli under35 rappresentano un terzo dei richiedenti (33,5%) aumenta la quota degli over54, passata dal 16% al 19% del totale.
Analizzando le fasce anagrafiche emergono importanti differenze rispetto alle motivazioni per le quali ci si rivolge a una società di credito. Se gli under 26 sono la categoria che chiede più prestiti per l’acquisto di auto usate, formazione, viaggi/vacanze, i prestiti per i matrimoni sono richiesti in maggiore misura da chi ha un’età compresa tra 25-34 anni, mentre quelli per ristrutturare casa e per spese mediche sono più richiesti dagli over54. I prestiti per liquidità, che rappresentano la tipologia di prestito personale più diffusa in assoluto, sono più frequenti tra gli over45.

Gli uomini presentano più domande rispetto alle donne 

Sono ancora importanti le differenze tra uomini e donne. A presentare domanda di finanziamento nella maggior parte dei casi è un uomo (72%), anche se il campione femminile risulta in leggero aumento, passando in un anno dal 25% al 28% del totale. La differenza di genere emerge anche riguardo agli importi richiesti. Gli uomini puntano, in media, a ottenere prestiti personali di importo pari a 10.700 euro, il 10% in più rispetto a quanto chiesto dalle donne. Tra le ragioni che incidono su questa differenza anche una componente di natura reddituale: lo stipendio medio mensile dichiarato dagli uomini che hanno presentato domanda di finanziamento è pari a 2.155 euro, il 23% più alto rispetto a quello del campione femminile.

Parole e generazioni: ogni età ha il suo linguaggio

La Generazione Z, composta dalla fascia di popolazione più giovane, rischia di essere “bocciata” in italiano. O meglio, il grande accusato è lo slang parlato dai ragazzi di oggi, che evidentemente non piace agli italiani un po’ più grandi. Secondo un’indagine condotta da Preply, il 57% dei cittadini non è affatto favorevole alle parole più comuni utilizzate nello slang giovanile. 

“Bro” è il termine gergale che piace meno ai più grandi

In cima alla lista delle parole che vengono abbreviate, acronimi, idiomatismi, anglicismi e altro ancora, che possono rendere una conversazione sostanzialmente incomprensibile per molti, c’è la parola “Bro”, abbreviazione dell’inglese “brother” utilizzata come appellativo tra coetanei. Seguono l’inossidabile “Scialla” e “boomer”, epiteto utilizzato per sottolineare la “lentezza” con cui le persone di età compresa tra i 60 e i 70 anni percepiscono le trasformazioni tecnologiche. L’indagine, condotta su circa 1.600 madrelingua italiani, ha rivelato che le espressioni più difficili da comprendere includono “Che sbatti”, quando non si ha voglia di fare nulla, “Gls”, abbreviazione per “già lo sai”, e il sempre popolare “amò”, abbreviazione affettuosa di “amore”. 

L’89% degli italiani utilizza qualche parola ‘giovane

D’altra parte, l’89% degli italiani ammette di utilizzare qualche termine dello slang, mentre quasi 1 su 5 lo utilizza abitualmente nella maggior parte delle conversazioni. Tra le frasi gergali più conosciute, “postare”, “un botto” e “spoilerare” si aggiudicano il podio insieme a “mai ‘na gioia”, “inciucio” e “bella”, che ormai sostituisce il saluto amichevole. Solo per gli intenditori o gli abituali utilizzatori dello slang, invece, sono familiari termini come “abbuco”, “bibbi”, “bae” e “simp”.

Lo slang? Si impara sul web e sui social

Ma dove viene imparato lo slang? Il 59% lo assorbe da Internet o dai social media, il 43% dagli amici e il 18% dalla famiglia. Sebbene il 13% degli italiani ritenga appropriato utilizzare lo slang anche in contesti professionali, solo il 4% avrebbe il coraggio di farlo di fronte al proprio capo.
In sintesi, l’indagine Preply sottolinea come la Generazione Z sia soggetta a critiche per l’uso dello slang, con parole abbreviate e acronimi che possono risultare incomprensibili per molti. Tuttavia, la ricerca evidenzia anche un ampio utilizzo di termini gergali da parte degli italiani, anche se in misura inferiore, e sottolinea l’importanza di contestualizzare l’uso dello slang, evitandolo in ambito professionale e adattandolo alle situazioni appropriate.

Network aziendale: come sfruttarne tutte le potenzialità?

È quanto emerge dalla ricerca globale pubblicata da HPE Aruba Networking: sebbene tre quarti dei responsabili IT intervistati ritengono la digitalizzazione fondamentale per consentire ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro, e per attrarre e trattenere i talenti, solo il 55% vede la forte rilevanza del network aziendale in queste aree. Di fatto, sono sempre più numerose le organizzazioni a livello globale a dimostrarsi consapevoli dell’impatto del network sugli obiettivi aziendali, ma rimane la necessità di sbloccarne tutto il potenziale. Nonostante la continua richiesta di lavoro ibrido, i leader IT non riescono infatti a comprendere appieno la connessione tra il network aziendale e le competenze dei dipendenti.

La rete è “solo” uno strumento per la trasformazione digitale

IT e business leader riconoscono sempre più le potenzialità e la portata dell’impatto del network, ma secondo il 44% dei leader IT il network è visto dalla propria azienda e dalla sua leadership principalmente come uno strumento per la trasformazione digitale, e il 33% afferma che la propria organizzazione ritiene che esso svolga un ruolo più ampio nella trasformazione del business.
Al contrario, solo il 23% afferma che la propria organizzazione considera la rete solo per la sua connettività funzionale. Tuttavia, i risultati hanno anche evidenziato la mancanza di capacità di identificare la rete come origine di questa trasformazione, in particolare, per quanto riguarda la valorizzazione dell’esperienza dei dipendenti.

Ancora poco impatto sull’experience dei dipendenti

Poiché il riconoscimento dell’importanza del network per l’attrazione e la fidelizzazione dei dipendenti si colloca all’ultimo posto di tutte le aree aziendali indicate, non sorprende che questa sia anche l’area in cui i leader IT ritengono che il network abbia attualmente l’impatto minore o meno positivo.
Questo diventa ancor più evidente se si considera ciò che le reti odierne sembrano in grado di offrire. Solo il 43% dei responsabili IT afferma infatti che il proprio network consente al personale di lavorare da qualsiasi luogo, e solo il 34% concorda sul fatto che il network è in grado di offrire una connettività continua. Inoltre, per quanto riguarda la personalizzazione digitale, sono ancora meno (29%) coloro che affermano che il loro network consente di offrire ai dipendenti un servizio BYOD (Bring-Your-Own-Device).

Maggiori investimenti per efficienza IT, efficienza operativa, e cybersecurity

Le tre correlazioni più forti che i leader IT hanno stabilito tra il network e le varie aree di business sono efficienza IT, efficienza operativa e sicurezza informatica. Queste sono anche le aree in cui gli intervistati vedono il maggiore impatto del network, e dove coloro che hanno investito nella rete negli ultimi due anni vedono i maggiori risultati di business.
In compenso, coloro che non sono stati in grado di investire nella rete hanno registrato in media un impatto positivo inferiore del 21% in tutte le aree di business. Per sbloccare il vero potenziale della rete, quindi, il budget deve essere destinato all’infrastruttura più appropriata, in grado di modernizzare tutti gli aspetti delle operazioni di rete.

Troppe “chiacchiere” al cellulare fanno alzare la pressione

Un nuovo studio ha dimostrato che parlare al cellulare per più di 30 minuti a settimana aumenta del 12% il rischio di sviluppare pressione alta o ipertensione. Il fenomeno sarebbe dovuto al fatto che i telefoni cellulari emettono bassi livelli di energia a radiofrequenza, che a sua volta è stata collegata all’aumento della pressione sanguigna dopo un’esposizione a breve termine. L’ipertensione è un importante fattore di rischio per infarto e ictus ed è una delle principali cause di morte prematura a livello globale. Lo rivela un nuovo studio condotto in Cina

Quello che fa la differenza è il tempo

“È il numero di minuti che le persone trascorrono a parlare su un cellulare che conta per la salute del cuore. Più tempo trascorso al telefono rappresenta un rischio maggiore”, ha dichiarato l’autore dello studio Xianhui Qin della Southern Medical University, Guangzhou, Cina.

Oltre 200.000 mila persone coinvolte nella ricerca

La ricerca ha coinvolto un totale di 212.046 adulti di età compresa tra 37 e 73 anni senza ipertensione. Gli utenti di telefoni cellulari, che utilizzavano il dispositivo almeno una volta alla settimana, avevano un rischio del 7% maggiore di sviluppare ipertensione rispetto ai non utenti. Coloro che parlavano al cellulare per 30 minuti o più a settimana avevano una probabilità superiore del 12% di incorrere nell’insorgenza di ipertensione rispetto ai partecipanti che trascorrevano meno di 30 minuti attaccati al telefono. 

Conta anche la genetica 

Un’analisi del rischio genetico ha poi messo in evidenza che la probabilità di sviluppare l’ipertensione era del 33% più alta negli individui con un alto rischio genetico e che trascorrevano almeno 30 minuti a parlare al telefono rispetto a quelli con un basso rischio genetico e parlavano al telefono per meno di 30 minuti. In sintesi, l’abbinata genetica-uso intensivo del cellulare è un fattore di rischio ulteriore, che aumenta di un terzo la possibilità di incorrere in problemi di salute.

Viva voce o cuffie? Non cambia nulla

L’utilizzo di una configurazione a mani libere non ha avuto alcuna influenza sulla probabilità di sviluppare la pressione alta. Anche se questo studio borisce una precisa indicazione sul corretto utilizzo del cellulare, serviranno ulteriori approfondimenti in merito. Servono infatti nuove ricerche per confermare i risultati, ma fino ad allora sembra prudente ridurre al minimo le telefonate per preservare la salute del cuore.

e-commerce: aziende e utenti lo vogliono eco sostenibile

Sono tante le aziende alla ricerca di soluzioni affinché l’e-commerce diventi eco sostenibile e comporti pochi rischi per l’ambiente. Dai dati raccolti da uno studio di B-Rewards risulta evidente un’attenzione sempre più crescente da parte degli utenti verso forme sostenibili di acquisti. Gli acquisti degli utenti ora sono orientati verso prodotti naturali e Made in Italy, di qualità e con emissioni zero. L’utente che acquista un prodotto di buona qualità al contempo aiuta l’ambiente. 
Ed è per questo che le aziende si stanno aprendo a scelte ambientaliste, come l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici, o la destinazione di una parte del prezzo di un prodotto alla piantumazione di nuovi alberi.

L’online aiuta le piccole realtà aziendali

Per molto tempo si è pensato che l’e-commerce minasse la presenza di piccoli negozi locali e artigiani. La realtà è diversa, perché esistono realtà online, come B-Rewards, che permettono alle Pmi di entrare in un circuito virtuoso grazie a un e-commerce con tutte le funzionalità necessarie. Anche i piccoli negozi locali possono infatti essere presenti sul web, raggiungendo così migliaia di nuovi clienti, e proponendo i propri manufatti anche a grandi imprese produttrici, che necessitano di competenze artigianali e materie prime. Ma l’e-commerce porta anche ulteriori vantaggi, perché combatte l’inflazione, garantisce più scelta e più offerte, e la spedizione di prodotti con meno utilizzo di mezzi di trasporto propri.

I clienti richiedono il brand sostenibile

Il brand sostenibile è molto richiesto dai clienti, sempre più attenti ai temi ambientali. Questo è un altro motivo per il quale l’e-commerce ingloba produttori Made in Italy, non solo per questioni di qualità e marchio, ma anche di spedizione e trasportabilità delle merci. Molte aziende sono infatti corse ai ripari cercando di ottimizzare la logistica in modo sostenibile. Inoltre, gli imballaggi eco-friendly per le spedizioni rappresentano una scelta che molte imprese stanno adottando.

L’economia circolare è la soluzione giusta

Dallo studio effettuato da B-Rewards sono emersi alcuni fattori che potrebbero portare l’e-commerce a una riduzione dell’impatto ambientale nel futuro: ottimizzazione dello spazio fisico per effettuare più consegne con meno viaggi, facilitare i contatti pre-consegna, ovvero scegliere quando e dove ricevere il pacco, formazione di gruppi di aziende e produttori locali per spedizioni uniche di più prodotti, utilizzo di imballaggi con carta riciclata e meno ingombranti, e affidare le spedizioni ad aziende che utilizzano mezzi poco inquinanti. L’economia circolare poi potrebbe essere una delle soluzioni per avere meno impatto sull’ambiente, anche quando si acquista online. L’originalità e la qualità unite al Made in Italy, e a un e-commerce che va verso la sostenibilità ambientale, è un mix che può coesistere e portare a grandi risultati.

Il Design Thinking crea il futuro desiderabile per le aziende

Come processo di innovazione che integra capacità analitiche con attitudini creative, il Design Thinking si sta affermando come supporto per le aziende a immaginare il futuro desiderabile. Per gestire la trasformazione necessaria a creare un futuro desiderabile però le aziende devono essere capaci di equilibrio e adattamento strategico. E sono le tecnologie digitali, in particolar modo l’AI, ad aiutare a facilitare il processo creativo.
Lo spiega la ricerca dell’Osservatorio Design Thinking For Business della School of Management del Politecnico di Milano, che ha individuato tre diversi approcci per le aziende che vogliono immaginare e creare futuri desiderabili: foresight, entrepreneurship-as-design, discursive design.

Foresight, entrepreneurship-as-design, discursive design

Il foresight è un approccio sistematico e strutturato per pensare al futuro analizzando tendenze, driver e incertezze, e utilizzare queste informazioni creando una gamma di possibili scenari. L’entrepreneurship-as-design implica invece l’applicazione dei principi del pensiero progettuale al processo di imprenditorialità, identificando e creando opportunità che possano portare allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o attività. Un approccio che sottolinea quindi l’importanza di creatività, innovazione e sperimentazione nel processo imprenditoriale. Quanto al discursive design, si basa sull’idea che il design sia un processo sociale che coinvolge designer, stakeholder e utenti nel processo di progettazione. Considera il design uno strumento non solo per creare prodotti o servizi, ma anche sistemi e strutture sociali.

Adattamento strategico ed equilibrio

Per gestire la trasformazione necessaria a creare un futuro desiderabile nelle organizzazioni serve adattamento strategico ed equilibrio nella progettazione del futuro. L’adattamento strategico garantisce che le azioni intraprese per modellare il futuro siano coerenti con la strategia e gli obiettivi generali dell’organizzazione. Equilibrio significa invece garantire che tali azioni siano equilibrate in termini di rischio, complessità e impatto. Nel valutare la progettazione del futuro, l’Osservatorio considera quattro dimensioni: plausibilità (il grado con cui le azioni intraprese per modellare il futuro sono realistiche e fattibili), novità (innovative), significatività (allineate a valori e obiettivi dell’organizzazione), desiderabilità (attraenti e convincenti per le parti interessate). Bisogna poi garantire che abbiano un impatto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Il futuro non può essere predetto, ma deve essere immaginato

“I futuri a 5, 10 anni non possono essere predetti, ma devono essere immaginati e co-progettati da diversi stakeholder – spiega Claudio Dell’Era, Direttore dell’Osservatorio Design Thinking for Business -. Inoltre, per renderli possibili devono essere perseguiti attraverso una serie di azioni nell’oggi che influenzano il domani. Proprio per questo l’osservatorio quest’anno ha cercato di comprendere come tre approcci differenti influenzassero la percezione rispetto al desiderio, valore e probabilità di accadimento dei futuri immaginati e modellati, mostrando come un approccio di design possa facilitare tale processo”.

Quasi la metà degli italiani paga un mutuo o un prestito

Secondo l’ultima analisi di Mister Credit, la divisione del gruppo CRIF specializzata in soluzioni educative per i consumatori, il numero di cittadini maggiorenni con un mutuo o un prestito è aumentato del 6,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 47,4%. Nel 2022, la rata media mensile pro-capite è stata di 307 Euro, registrando un calo del 2,5% rispetto al 2021. Tuttavia, l’importo residuo dei finanziamenti in corso è aumentato del 3,1%, arrivando a 33.183 Euro, principalmente a causa dell’importanza dei mutui ipotecari nel portafoglio delle famiglie italiane.

I prestiti finalizzati sono il 51% del totale

I prestiti finalizzati, destinati all’acquisto di beni e servizi come auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, sono ancora la tipologia di finanziamento più diffusa, rappresentando il 51,1% del totale, con una rata media di 140 Euro (-6,4% rispetto al 2021). I prestiti personali sono al secondo posto, con una quota del 29% (+2%) e una rata media di 271 Euro (-0,7%). Infine, i mutui per l’acquisto di abitazioni rappresentano il 19,9% del totale (-4,5%) e una rata media di 786 Euro (+1,5%).

I rimborsi più elevati nel Nord Italia

La mappa del credito evidenzia che il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e il Veneto sono le regioni in cui i cittadini rimborsano la rata media più elevata ogni mese, rispettivamente con 388, 356 e 343 euro,  principalmente a causa dell’elevata incidenza dei mutui. Al contrario, le regioni del Sud e le Isole  – soprattutto in Calabria, dove si attestano a 253 euro, in Sardegna (259 euro) e in Molise (261 euro)- hanno le rate mensili più basse, in virtù della modesta incidenza dei mutui.

I flussi di credito hanno avuto un rallentamento nell’ultimo anno

“Nel corso dell’ultimo anno, i flussi di credito erogato alle famiglie hanno mostrato un rallentamento, risentendo dell’impatto del contesto geopolitico e dell’inflazione. In particolare, la dinamica è stata comunque positiva per il credito al consumo e per i prestiti personali, mentre i mutui hanno risentito degli effetti dell’aumento dei tassi di interesse – commenta Beatrice Rubini, Direttrice della linea Mister Credit di CRIF. Nel complesso, la sostenibilità degli impegni finanziari da parte delle famiglie si è confermata elevata, ma per il prossimo futuro bisognerà valutare gli impatti derivanti dall’incertezza causata dal proseguimento del conflitto in Ucraina, nonché dalla crescita dei costi dell’energia, oltre che dei tassi di interesse. Tutti fattori che indubbiamente rappresentano un motivo di preoccupazione per gli italiani. E l’insieme di queste circostanze richiede attenzione, in prospettiva, sul tema della qualità del credito”.

Come proteggersi dagli attacchi di phishing che sfruttano i servizi di Google?

I cybercriminali sono ogni giorno più “fantasiosi”, oltre che pericolosi. Nel tempo, hanno imparato a creare truffe sempre più sofisticate in grado di ingannare gli ignari utenti del web. Secondo quanto riferito dai ricercatori di Kaspersky, oggi sono in costante aumento gli attacchi di phishing che si avvalgono dei servizi di Google. Nel mese di gennaio 2023, gli esperti di sicurezza hanno registrato un incremento del 189% dei tentativi di accesso a siti di phishing che imitano i servizi di Google rispetto al mese precedente. Questi siti sono progettati per attirare gli utenti ingannandoli e convincendoli a fornire le proprie credenziali di accesso. Una volta acquisite, queste credenziali consentono agli attaccanti di accedere ad altri account dell’azienda o dell’utente stesso.

I rischi connessi a YouTube

Secondo Kaspersky, YouTube è uno dei servizi di Google più utilizzati dai truffatori per i loro scopi fraudolenti. Gli attaccanti ottengono l’accesso all’account di un celebre vlogger e iniziano a trasmettere i propri video, convincendo gli utenti a cliccare su link fraudolenti che mettono a rischio i loro dati personali e finanziari.

Cosa fare per mettersi in sicurezza?

Per proteggersi da queste minacce, gli esperti di Kaspersky consigliano di adottare alcune misure di sicurezza. In primo luogo l’utilizzo di password sicure e uniche per ogni account, evitando di usare la stessa password per più account. Gli esperti consigliano di utilizzare una combinazione di lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli per creare una password difficile da individuare. Vale la pena poi prevedere l’impostazione dell’autenticazione a due fattori e l’installazione di una soluzione di sicurezza affidabile. È inoltre importante verificare l’autenticità delle fonti prima di cliccare su link o di inserire informazioni personali.

Non aprite quella mail 

Tra i consigli più importanti, oltre alla sicurezza della propria password, c’è proprio quello di fare attenzione alle e-mail e ai messaggi sospetti. Non bisogna assolutamente cliccare su link o scaricare allegati da mittenti sconosciuti. Allo stesso modo, è sempre una buona norma diffidare dai messaggi che chiedono le credenziali di accesso o informazioni personali.

Dati personali al sicuro

In generale, gli attacchi di phishing continuano a evolversi e a diventare sempre più sofisticati, ma con una maggiore consapevolezza e l’adozione di misure di sicurezza adeguate, gli utenti possono proteggere i propri account e i propri dati personali. 

Cosa rende felici i cittadini di tutto il mondo?

Il 20 marzo è la Giornata Internazionale della Felicità e, in occasione di questa ricorrenza, Ipsos ha condotto un sondaggio su 32 paesi nel mondo per indagare il livello di felicità delle persone a livello globale. I risultati dell’indagine mostrano che, in media, il 73% delle persone intervistate dichiara di essere felice, con i livelli più elevati registrati in Cina, Arabia Saudita e Paesi Bassi, mentre i livelli più bassi sono stati rilevati in Polonia, Corea del Sud e Ungheria. Nonostante l’Italia non rientri tra i paesi più felici del mondo (si colloca infatti in 25a posizione), il 68% degli italiani dichiara comunque di essere felice. In generale, la felicità globale è aumentata rispetto all’anno precedente e questo trend si è verificato soprattutto nei paesi a medio reddito.

I cinque aspetti della vita che danno più felicità

Il sondaggio ha inoltre indagato la soddisfazione delle persone su vari aspetti della vita e ha rilevato che i cinque aspetti che mostrano i livelli più elevati di soddisfazione riguardano i rapporti con i propri figli, il partner o il coniuge, l’accesso alla natura, il livello di istruzione e le relazioni con i parenti e gli amici. Al contrario, i cinque aspetti di cui le persone sono meno soddisfatte sono la situazione sociale e politica del proprio paese, la situazione economica del paese, la propria situazione finanziaria, la vita sentimentale/sessuale e l’esercizio fisico/attività motoria.

La soddisfazione personale incide sulla felicità

Infine, il sondaggio ha rivelato che la felicità è correlata alla soddisfazione delle persone su vari aspetti della vita, tra cui il senso di significato della propria vita, il controllo sulla stessa, la salute mentale e il benessere, la vita sociale e le condizioni di vita. Nonostante la famiglia e gli amici siano tra le fonti di felicità più diffuse, un adulto su cinque non dispone di un sistema di supporto di amici o parenti su cui poter contare in situazioni difficili.

Cosa fa paura

Il pessimismo per il futuro riguarda la difficoltà di trovare o mantenere le relazioni. Circa il doppio delle persone ritiene che diventerà più difficile anziché più facile per i single trovare un partner romantico, per le persone trovare amici intimi e per le coppie sposate mantenere relazioni felici. Questo pessimismo è più pronunciato tra gli intervistati Boomers e Gen X, le donne e gli intervistati non sposati, con un reddito più basso o disoccupati.

Metaverso: ricavi oltre al 40% nei prossimi 10 anni

Circa il 30% delle aziende italiane ed estere ha già avviato o intende investire nella sperimentazione e adozione delle principali tecnologie emergenti, tra cui il metaverso, e il 25% intende farlo nel breve periodo. Nel prossimo decennio si prevede inoltre una crescita considerevole dell’impatto del metaverso sul portafoglio dei servizi e prodotti offerti. E oltre il 40% delle aziende ritiene che il tasso di crescita medio dei ricavi nel metaverso nei prossimi 10 anni sarà superiore al 40%. Tuttavia, solo il 28% intende investire più del 15% del budget nella sperimentazione di nuove soluzioni nel metaverso, mentre il 19% prevede di investire più di 200mila euro nel corso del 2023. È quanto emerge dal report Web 3.0: metaverso e nft, realizzato da EY, in collaborazione con il Centro di ricerca in strategic change di Luiss Guido Carli.

Gli ambiti di applicazione

I principali ambiti di applicazione del Web 3.0 sui quali si intende investire sono la customer experience (garantire esperienze multisensoriali attraverso la creazione di luoghi virtuali immersivi), la formazione 4.0 (apprendimento e sviluppo delle competenze nel metaverso), il metaverse marketing (aumentare la visibilità e rafforzare l’immagine del brand), e il new way of working, ovvero abilitare un nuovo modo di lavorare attraverso l’organizzazione di incontri virtuali per una maggiore inclusività. Non mancano però critiche, perplessità e dubbi sul Web 3.0, che riguardano gli ingenti costi di investimento e l’incertezza dei ricavi, e la poca chiarezza circa le reali potenzialità/opportunità. Inoltre, la normativa vigente non risulta essere completamente adeguata a rispondere ai diversi scenari abilitati dal Web 3.0.

Gli nft come opportunità di crescita dei ricavi

Secondo il 48% del campione, sebbene si tratti di un mercato ancora in fase di espansione, gli nft offrono un’importante opportunità di crescita dei ricavi e hanno già dimostrato essere una realtà con potenzialità significative in svariati ambiti di applicazione. In particolare, diritti d’autore, collezionismo e marketing. La realizzazione di un ambiente come il metaverso coinvolge infatti anche alcuni asset di intellectual property (ip), come privative brevettuali, i brand, il diritto d’autore e della comunicazione. Analogamente, la realizzazione e commercializzazione di un nft non può prescindere dalla valutazione del rapporto con i diritti di proprietà intellettuale propri o di terzi.

L’impatto sul mondo del lavoro

Il report mette in evidenza le aspettative che gli operatori ripongono non solo rispetto ai loro investimenti nel metaverso, ma anche in termini di capacità e competenze richieste per l’attuazione di una strategia nel metaverso in ambito di risk and compliance. Inoltre, riferisce Adnkronos, le nuove tecnologie e le loro applicazioni potranno avere impatti innegabili anche sul mondo del lavoro. Tra gli aspetti principali da approfondire, il concetto di luogo di lavoro (con il superamento dei tradizionali vincoli di tempo, luogo e spazio), la formazione dei lavoratori, e le possibili ricadute sulla normativa in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.