Dispositivi connessi, quanto “entrano” nella vita dei consumatori?

I dispositivi connessi stanno rapidamente diventando una parte essenziale nella vita quotidiana dei consumatori. Lo evidenzia il recente rapporto del Capgemini Research Institute intitolato “Connected products: Enhancing consumers’ lives with technology”. Questo studio rivela interessanti prospettive sull’adozione e le preferenze dei consumatori in relazione ai dispositivi connessi, nonché sulle loro crescenti aspettative riguardo a sostenibilità e protezione dei dati.

Tendenze e preferenze: cosa accadrà nel prossimo futuro?

La ricerca svela che oltre un terzo degli intervistati ha l’intenzione, nel corso del prossimo anno, di acquistare un numero maggiore di dispositivi connessi. In particolare, piacciono quelli dedicati al monitoraggio della salute e alla sicurezza domestica. I consumatori, però, richiedono un maggiore impegno da parte dei venditori nella gestione sostenibile dei rifiuti elettronici e nella sicurezza dei dati. In merito al percepito, il 67% dei consumatori ritiene che i dispositivi connessi siano una necessità, mentre il 41% li considera strumenti utili per risparmiare tempo e semplificare le attività quotidiane. Queste risposte confermano l’importanza crescente che tali dispositivi hanno assunto nella vita delle persone.

Intrattenimento, sicurezza, wearable e…

Quali sono però i dispositivi connessi più gettonati oggi e domani? Quattro consumatori su cinque possiedono dispositivi di intrattenimento connessi, come Smart TV e console di gioco. E’ in costante aumento anche l’appeal dei veicoli connessi, con il 60% dei consumatori che già li possiede. Le preferenze variano da paese a paese, con la percentuale più alta negli Stati Uniti (77%) e la più bassa in Canada (38%).
Le categorie di prodotto più ambite per gli acquisti futuri si riferiscono alla sicurezza domestica smart e all’assistenza sanitaria intelligente, evidenziando una crescente attenzione per la sicurezza personale e il benessere.

Infine, è in aumento l’uso degli assistenti vocali, con l’85% dei consumatori globali che ne fa uso per la navigazione web o la ricerca di prodotti. E’ evidente la tendenza verso dispositivi indossabili, come orologi e apparecchi per il monitoraggio della salute, con il 29% dei consumatori che prevede di acquistarli nei prossimi 12 mesi.

Aspetti critici: interoperabilità, privacy dei dati e sostenibilità

L’interoperabilità e la facilità d’uso sono elencati fra le priorità per le aziende produttrici, poiché il 65% dei consumatori desidera una singola interfaccia per gestire tutti i dispositivi connessi. Cresce anche la consapevolezza ambientale, con il 68% degli intervistati preoccupato per lo smaltimento dei prodotti elettronici e l’impronta di carbonio. Solo il 36% degli intervistati si dichiara soddisfatto della privacy offerta dai dispositivi connessi, anche se c’è una certa preoccupazione per l’accesso ai dati sanitari attraverso i dispositivi indossabili.

Sostenibilità: gli italiani vorrebbero informazioni green sui prodotti

Gli italiani diventano sempre più sostenibili nelle scelte di acquisto, ma vorrebbero anche essere facilitati dalle aziende produttrici quando vanno a fare la spesa.
L’84% dei nostri connazionali gradirebbe infatti trovare le informazioni green in etichetta su tutti i prodotti. Il 92% cerca le informazioni ambientali in etichetta, e il 35% lo fa spesso o molto spesso.

È quanto emerge da un’indagine realizzata da Altroconsumo e promossa dal Beuc, l’organizzazione dei consumatori europei di cui è parte.
L’indagine si basa su interviste a 1.028 cittadini italiani sul tema del ‘greenwashing’ di loghi e slogan. E l’86% degli intervistati dichiara di essere influenzato nei propri acquisti dalle dichiarazioni che trova in etichetta. In particolare, il 58% afferma di esserlo in parte e il 28% molto.

I consumatori non si fidano dei loghi

L’84% pensa che tutti i prodotti dovrebbero indicare qual è il loro impatto ambientale, e il 59% preferisce acquistare un prodotto con un’etichetta ambientale rispetto a uno senza. 

“I consumatori non si fidano molto, però, dei loghi che trovano in etichetta, anche perché non sempre sanno cosa significano e se sono attendibili – osserva Altroconsumo -. Spesso si tratta infatti di certificazioni volontarie, ma a volte sono semplici autodichiarazioni non controllate da enti terzi”.

Il 42% degli intervistati ritiene infatti che le dichiarazioni ambientali non riflettano il reale impatto dei prodotti, mentre il 23% dichiara di aver avuto l’impressione di greenwashing nel leggerle.

Dal brand che mente non si compra più 

In generale, dall’indagine emerge la necessità di maggiore chiarezza e semplificazione, come dichiara il 49% degli intervistati. E il 48% smetterebbe di comprare da un brand se si rendesse conto che questo mostra informazioni false o non verificate sulla sostenibilità, mentre il 31% si sentirebbe manipolato.

“I consumatori domandano informazioni ambientali affidabili per passare a uno stile di vita più sostenibile, ma non deve essere un loro compito distinguere le dichiarazioni affidabili da quelle ingannevoli – dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo -. Le nuove regole in preparazione con la direttiva ‘green claim’ sono un passo in avanti importante e decisamente benvenuto”.

In attesa della direttiva UE sulle indicazioni verdi

“Auspichiamo, quindi, che la UE adotti presto la Direttiva sulle indicazioni verdi, introducendo una solida pre-approvazione dei loghi ambientali che lasci al contempo spazio sufficiente per l’esistenza di etichette indipendenti affidabili – aggiunge Cavallo -: i programmi di test e le iniziative di valutazione delle performance complessive dei prodotti, incluse quelle ambientali, promosse dalle associazioni di consumatori hanno permesso al mercato di evolvere positivamente, garantendo più competitività tra i produttori e una migliore scelta informata dei consumatori. Sono strumenti la cui efficacia e disponibilità va preservata e continuata nel tempo”.

Un grande passo verso la sostenibilità: l’aeroporto di Torino-Caselle ed il suo impianto fotovoltaico

L’Aeroporto di Torino-Caselle, in linea con la sua nota “visione” in tema di sostenibilità ambientale, ha compiuto un significativo passo avanti nel percorso verso la decarbonizzazione.

Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie alla recente installazione del più grande impianto fotovoltaico su tetto mai realizzato in un aeroporto italiano.

Composto da 3.651 moduli, distribuiti su una superficie complessiva di 6.454 metri quadri, questo nuovo impianto è destinato a diventare un punto di riferimento nel panorama dell’energia rinnovabile nel settore aeroportuale nazionale ed internazionale.

Una fonte energetica innovativa e sostenibile

L’impianto fotovoltaico appena installato presso lo scalo torinese sarà in grado di produrre, a regime massimo, 1.585 MWh di energia elettrica all’anno.

Questa quantità rappresenta il 12% del fabbisogno annuale complessivo dell’aeroporto, contribuendo significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale.

I pannelli solari sono stati posizionati sulla copertura del terminal passeggeri, sull’edificio dedicato al BHS-Baggage Handling System e su un’altra struttura nell’area tecnica, dimostrando l’impegno ad utilizzare ogni spazio disponibile per generare energia pulita e sostenibile.

Riduzione delle emissioni e impatto ambientale

Grazie all’energia prodotta da questo impianto fotovoltaico, l’aeroporto di Torino-Caselle prevede di evitare l’emissione di circa 406 tonnellate di CO2 all’anno.

Questa cifra corrisponde all’assorbimento di anidride carbonica di 13.552 alberi, contribuendo significativamente alla lotta contro il cambiamento climatico e confermando quello che è l’impegno dell’aeroporto verso una gestione più sostenibile delle risorse energetiche.

Efficienza e lunga durata dei moduli fotovoltaici

La durabilità e l’efficienza degli impianti fotovoltaici sono elementi cruciali per garantire una produzione costante di energia ed una buona durata nel tempo.

I moduli fotovoltaici installati presso l’aeroporto di Torino, fanno sapere dallo scalo, sono progettati per resistere fino a 40 anni, e vantano un’elevata efficienza in fatto di prestazioni.

Questi moduli, tra i più efficienti disponibili sul mercato, promettono di mantenere nel tempo una produzione di energia fino al 60% in più rispetto ai modelli convenzionali, garantendo anche una buona resistenza meccanica agli agenti atmosferici ed evitando qualsiasi tipo di fenomeni di abbagliamento, argomento questo da considerare certamente dato che parliamo di un aeroporto.

Un investimento per un futuro sostenibile

Il progetto, del valore di 2 milioni di euro, è un investimento significativo che testimonia l’impegno non solo dell’Aeroporto di Torino-Caselle verso la sostenibilità e l’innovazione tecnologica, ma dell’intera regione Piemonte.

Questa iniziativa, parte integrante del piano industriale dell’aeroporto, si inserisce in un quadro più ampio di azioni volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sottolineando l’eccellenza dell’aeroporto torinese nel panorama della sostenibilità ambientale.

Cresce il numero di nuovi impianti fotovoltaici anche a Torino città

La città di Torino sta vivendo un’impennata nell’installazione di impianti fotovoltaici, non solo in aeroporto ma anche in ambito urbano. Residenze, edifici commerciali e aziende stanno sempre più adottando soluzioni energetiche eco-sostenibili, ed i pannelli fotovoltaici sono spesso la prima scelta.

Il capoluogo piemontese conferma dunque la sua grande attenzione verso le energie rinnovabili, con una crescente adozione di tecnologie che sono in grado di ridurre l’impatto ambientale e promuovono un modello energetico più sostenibile.

Iniziative e politiche a sostegno delle energie rinnovabili del Comune di Torino stanno facilitando questa transizione, incoraggiando una maggiore consapevolezza sull’importanza delle fonti energetiche pulite e rinnovabili.

Questa crescita continua degli impianti fotovoltaici Torino non solo migliora l’autosufficienza energetica, ma dimostra anche l’impegno attivo della comunità verso una città più verde e sostenibile.

Torino-Caselle farà da apripista ad altri aeroporti?

La recente installazione di questo grande impianto fotovoltaico rappresenta un passo significativo verso un futuro più sostenibile per l’Aeroporto di Torino-Caselle.

Questa iniziativa non solo ridurrà l’impatto ambientale dell’aeroporto, ma servirà da esempio positivo nel settore dell’aviazione, dimostrando che il cambiamento è possibile e che l’adozione di tecnologie energetiche innovative è cruciale per un ambiente più pulito e un futuro migliore per tutti.

Cosa augurano gli italiani a Natale? Una vita senza stress e ansia

L’anno volge al termine, e in un periodo di sfide globali che mettono a dura prova la società, emerge una profonda necessità di ritornare ai valori fondamentali e alle priorità più preziose.
Gli italiani sono sempre più in affanno, e la condizione di precarietà si ripercuote anche sui buoni auspici che si augurano a Natale. Insomma, basta con i tradizionali “auguri a te e famiglia”.

Un’indagine promossa da Baci Perugina, condotta su un campione di 1200 utenti web, rivela ciò che gli italiani vorrebbero davvero augurarsi a Natale: soprattutto una vita senza stress e ansia (71%).
Seguono prospettive lavorative migliori e stabili (59%), serenità di vivere in un mondo all’insegna della pace (66%) e salute per sé stessi e i propri cari (62%).

Il periodo preferito dell’anno

Il Natale è da sempre un periodo speciale, capace di portare serenità e magia, e far ‘rallentare’ quanto basta per riflettere sulle cose che veramente contano nella vita.
Il 64% degli intervistati attende il periodo natalizio poiché è un momento di pausa, dove alcuni gesti ricevono maggiore attenzione.

Ma non solo, c’è anche chi lo definisce ‘il periodo preferito dell’anno’ (56%) o chi lo accosta d un’atmosfera ideale per i buoni sentimenti (49%) e sentire persone solitamente distanti (44%).

ChatGPT, scrivi una frase augurale

Ma come scrivono le frasi d’augurio e buon auspicio gli italiani?
Utilizzando frasi standard (25%), in modo personalizzato (24%), con citazioni d’autore (21%) oppure scegliendo versi di canzoni (18%).
Ma in un momento storico sempre più frenetico in cui tutto ciò che si vive è anche online non sorprende che per scrivere i propri biglietti d’auguri il 29% attinga da internet, dai social (26%), dai libri (22%) e il 17% chiede di scriverli direttamente all’Intelligenza artificiale (ChatGPT).

E prima ancora dei classici cartoncini scritti a mano (26%) gli italiani preferiscono inviare i propri auguri di Natale tramite Whatsapp (32%).
A seguire, i tradizionali auguri fatti a voce nel giorno di Natale o alla Vigilia (21%) e quelli scritti via e-mail a clienti e colleghi nei giorni che precedono le festività (14%).

Gli auguri preferiti sono quelli ricevuti dal partner

Non ci sono dubbi, invece, sulle persone da cui gli italiani preferirebbero ricevere gli auguri: al primo posto il partner (30%), seguiti da genitori (27%), amici (22%) e parenti (15%).

Diverso è il periodo in cui si preferisce fare i propri auguri: c’è chi li manda durante la mattina di Natale (32%) o nel corso della giornata, e chi invece la vigilia (31%), senza contare chi li invia le settimane precedenti per condividere gli auguri con colleghi, clienti e amici prima della chiusura (11%).
In ogni caso, per accompagnare un messaggio di auguri, gli italiani optano per un regalo personalizzato (26%), seguito dal tradizionale cesto natalizio (23%), gioielli (17%), giochi (14%) e le piante (13%).

Aziende italiane, investire sui talenti della GenZ… premia

Il premio Company for generation Z, istituito dalla business school Radar Academy per dare risalto alle aziende che investono sui giovani della GenZ, anche nel 2023 ha premiato a Milano le prime 41 aziende distinte per aver realizzato piani concreti di valorizzazione in 10 ambiti.

I giovani della GenZ, ovvero i nati tra il 1995 e il 2010, in Italia sono più di 8 milioni. Rappresentano la generazione digitale che non ha mai conosciuto un mondo senza Internet, smartphone, social network e nuove tecnologie.
La GenZ è la frontiera del nuovo mondo del lavoro, ed è la principale interprete del futuro. La sfida del futuro del lavoro, quindi, passa inevitabilmente dall’investimento nelle nuove generazioni.

Il riconoscimento speciale “Passaggio Generazionale 2023”

Gli ambiti di valorizzazione dei giovani considerati dal Premio sono il numero di assunzioni di giovani nati dopo il 1995, numero di stage attivati, percorsi e prospettive di carriera, welfare aziendale e benessere della persona, smartworking e lavoro ibrido, percorsi di formazione, politiche di talent retaining, progetti con scuole, università e business school, diversità e inclusione, responsabilità e sostenibilità.

È stato poi istituito anche il riconoscimento speciale ‘Passaggio Generazionale 2023’, pensato per premiare le realtà aziendali e professionali in cui si realizza un passaggio generazionale al vertice dell’organizzazione.
Nell’edizione 2023 il premio è andato all’avvocato e giuslavorista Francesco Rotondi, fondatore dello studio LabLaw, per aver lascito il timone dello studio, pur essendo in piena attività, a un giovane avvocato di 35 anni, Alessandro Paone.

Rinnovare anche a livello sociale e del sistema Paese

“Il premio Company for generation Z ha lo scopo di dare visibilità a una tematica centrale per il nostro futuro: l’investimento nelle giovani generazioni che saranno protagonista del cambiamento in atto – spiega Ernesto D’Amato, ceo di Radar Academy -. In questo passaggio il ruolo delle aziende e del mondo del lavoro sarà determinante per accogliere e far sprigionare tutto il potenziale innovativo e valoriale della Generazione Z. Un ruolo, quello delle imprese, finalizzato non solo a un rinnovamento sul piano lavorativo e organizzativo ma anche sul piano sociale e dell’intero sistema Paese”.

Da Lidl a Unicredit, Moleskine, Oracle… ecco i brand vincenti

Tra le aziende premiate, Unicredit, Coca Cola HBC, Lidl, Luisa Via Roma, Ntt Data, Lavorint, ABL Consultancy, Manpower Group, Leroy Merlin, Sidea Group, Borgo Egnazia, Danone, Primo Group, Rai Pubblicità, Netcom, Free Mind Foundry, One day, I Genous, ADHR, LHH, Laminazione Sottile, Acqua Minerale San Benedetto, Brain Computing, Moleskine, Oracle, Ferrero, Enel, AFV Beltrame Group, GMM Farma, P&G, Whirlpool, Per Formare, Formamentis, Tecno, Bosh Italia, Culligan, Zextras.

Vino, con l’inflazione cala il consumo. Però…

Il mercato del vino sta attraversando un periodo complesso, caratterizzato da sfide e cambiamenti significativi. L’inflazione e la congiuntura economica negativa hanno portato a una diminuzione dei consumi di vino in tutto il mondo, Italia compresa, e a una revisione sostanziale dei comportamenti di acquisto, con rinunce e privazioni.

A causa dell’aumento dei prezzi nel settore alimentare e delle bevande, con un incremento del 3,1% nel prezzo del vino nell’ultimo anno, i consumatori italiani hanno perso 6.700 € pro-capite dal 2021 al primo semestre del 2023. Di fronte a questa situazione, il 75% degli italiani ha adottato strategie come la riduzione degli sprechi alimentari o l’aumento degli acquisti in promozione.
Nei primi nove mesi del 2023, le vendite di vino nella GDO italiana sono diminuite di oltre il 3% in volume, mentre il canale HORECA sta rallentando la crescita a causa di flussi turistici inferiori e della ridotta frequenza degli italiani a pranzare o cenare fuori casa.

Un osservatorio per comprendere i trend, anche nel bicchiere

Per comprendere i cambiamenti nei comportamenti di acquisto e consumo di vino, l’osservatorio Wine Monitor di Nomisma ha condotto una survey sui consumatori finali in Italia. Nel periodo gennaio-settembre 2023, le vendite al dettaglio di vino hanno raggiunto i 65 miliardi di euro, in crescita a valore rispetto al 2022 a causa dell’inflazione, ma ancora in calo in volume, sebbene si intraveda un’attenuazione della diminuzione.

In GDO, le categorie IGP/DOP e i vini bianchi si comportano meglio a livello di vendite a valore, mentre nei discount i bianchi e i vini da tavola hanno prestazioni migliori. I rosati, seppur rappresentino una parte marginale delle vendite, registrano una crescita significativa. Gli spumanti sono l’unica categoria in crescita anche in volume in GDO.

Soffrono tutti i canali

Tuttavia, la congiuntura economica negativa influisce su tutti i canali di consumo. La survey di Nomisma a ottobre 2023 rivela che il 76% degli italiani ha consumato vino a casa propria o da parenti e amici nell’ultimo anno, mentre solo il 24% lo ha fatto in locali e ristoranti. Il 20% di coloro che consumavano vino a casa ha ridotto o smesso di farlo nel 2023, mentre il 21% ha ridotto i consumi fuori casa e il 4% ha smesso del tutto.

Per quanto riguarda le prospettive future, il 75% degli intervistati prevede che le abitudini di consumo di vino rimarranno stabili nei prossimi sei mesi, e solo il 5% prevede un aumento. Circa il 24% degli italiani intende iniziare o aumentare gli acquisti diretti dai produttori, mentre il 9% utilizzerà maggiormente i canali online.

Le differenze generazionali

Queste tendenze differiscono per generazione, con gli under 25 che si approcciano al vino in modo diverso rispetto alle generazioni precedenti, bevendo meno e preferendo consumare fuori casa.
Gli under 25 mostrano anche maggiore attenzione alla sostenibilità e sono interessati ai vini a minor contenuto alcolico. Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma, sottolinea come questi trend siano destinati a rafforzarsi ulteriormente.

Legge europea sulla cybersecurity: le aziende tech chiedono più flessibilità

La Commissione Europea ha pubblicato la bozza di legge sulla cybersecurity nel mese di settembre 2022, e la sua entrata in vigore è prevista per il 2024.
Ma un gruppo di aziende, tra cui Ericsson e Nokia, ha lanciato un’allerta riguardo alla proposta di legge, sostenendo che potrebbe creare ostacoli e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.

In una lettera inviata alla Commissione Europea, il gruppo industriale Digital Europe ha affermato che l’ampio campo di applicazione della bozza di legge avrebbe un impatto su milioni di dispositivi connessi, che vanno dagli elettrodomestici ai giocattoli fino agli strumenti di cybersecurity.

Una proposta non in grado di regolamentare i diversi tipi di prodotti

Digital Europe rappresenta l’industria per la trasformazione digitale in Europa e comprende 106 aziende globali dei settori informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo.
Secondo le aziende la misura legislativa impedirebbe la commercializzazione di dispositivi sicuri per i clienti europei, che si vedrebbero quindi privati di alcuni importanti prodotti di queste aziende. 

Oltre a Nokia ed Ericsson, nella lettera di Digital Europe hanno apposto la loro firma anche Siemens, Robert Bosch, Schneider Electric ed ESET.
Le aziende firmatarie sostengono da sempre la necessità di regole orizzontali sulla cybersecurity per i prodotti connessi invece di una serie di regolamentazioni settoriali diverse. Ma ritengono che la proposta attuale non sia in grado di regolamentare in maniera adeguata i diversi tipi di prodotti.

La valutazione attraverso terze parti potrebbe ostacolare le catene di approvvigionamento

Un punto critico per i produttori è la richiesta di dimostrare la conformità attraverso certificatori terzi per una categoria di prodotti ad alto rischio con funzionalità di cybersecurity, come la gestione delle password o il rilevamento delle intrusioni.

Il gruppo sostiene che questi componenti siano fondamentali per l’economia e che la valutazione attraverso terze parti possa causare ostacoli simili a quelli causati dalla pandemia di Covid-19 nelle catene di approvvigionamento europee, danneggiando la competitività.

Poter valutare la priorità nella risoluzione delle vulnerabilità

Sono state sollevate preoccupazioni anche riguardo all’obbligo di segnalare le vulnerabilità non ancora risolte. Le aziende, riferisce Adnkronos, ritengono che i produttori debbano essere autorizzati a valutare la priorità della risoluzione delle vulnerabilità rispetto alla segnalazione immediata, basandosi su ragioni legate alla cybersecurity.

Di conseguenza, le aziende hanno chiesto maggiore flessibilità, suggerendo che la legislazione permetta possibilità di autovalutazione e una significativa riduzione del numero di prodotti inclusi nella categoria. Hanno inoltre proposto di concedere almeno 48 mesi per lo sviluppo di uno standard più armonizzato.

Acquisti online: nel 2023 superano 54,2 miliardi di euro

Nel 2023 l’e-commerce di prodotto tocca 35 miliardi di euro, +8% rispetto al 2022. Una crescita più controllata rispetto agli anni scorsi, e in buona parte legata all’inflazione.
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, giunto alla ventitreesima edizione, gli acquisti e-commerce B2c degli italiani valgono 54,2 miliardi di euro (+13%), con i servizi che vivono una ‘seconda giovinezza’, soprattutto grazie alle performance del settore Turismo e Trasporti (+30%), e il valore degli acquisti che raggiunge 19,2 miliardi di euro (+25%).
Il digitale ormai à essenziale per il Retail. “Dell’eCommerce viene particolarmente apprezzata la capacità di amplificare la relazione tra brand e consumatori e di estendere, in termini spazio-temporali, una visita occasionale e discontinua in negozio in una relazione potenzialmente continua”, commenta Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio eCommerce B2c. 

Il mercato B2c

Nel 2023 il tasso di penetrazione dell’online sui consumi totali, online e offline, guadagna un punto percentuale e arriva al 13%, con valori diversi nelle componenti di prodotto (11%) e di servizio (17%).
I comparti di prodotto più dinamici, con tassi di crescita in linea o superiori alla media (+8%), sono Beauty (+11%), Informatica ed elettronica di consumo (+8%) ed Editoria (+8%).
Crescono, seppur a ritmi più contenuti, anche Abbigliamento (+7%) e Arredamento e home living (+7%), mentre fatica il Food&Grocery (-0,5%).

La sfida per i merchant: flessibilità e sostenibilità

“L’e-commerce B2c online in Italia continua a crescere, anche se più lentamente rispetto agli ultimi anni, e ha assunto ormai una rilevanza tale da essere considerato centrale e indispensabile per l’evoluzione del Retail. Tuttavia, l’inflazione, i cambi normativi, l’attenzione crescente dell’opinione pubblica e delle istituzioni alla tutela dell’individuo – afferma Alessandro Perego, Responsabile Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – rendono necessari continui interventi di trasformazione della catena del valore dell’e-commerce. Oggi la sfida per i merchant è orientata in particolar modo alla flessibilità e alla sostenibilità, per garantire il rispetto dei principi sociali e la salvaguardia dell’ambiente”.

Made in Italy e digitale, due leve chiave per l’export

Dopo l’accelerazione nell’ultimo triennio, il numero di consumatori digitali italiani si è stabilizzato a 33 milioni.
“Se da una parte i consumatori italiani sono alle prese con le dinamiche di inflazione e incertezza economica, specialmente nel settore alimentare e dei beni durevoli, è bene ricordare che le dinamiche di recessione non impattano direttamente, invece, quei consumatori di beni di lusso e di alta gamma nei settori come il Fashion, il Design, il Food, l’Automotive e la Cosmetica – aggiunge Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. È per tutte queste ragioni che le aziende devono poter sviluppare la propria offerta sfruttando due leve chiave per l’export: da una parte, ‘il Made in Italy’ come biglietto da visita per aprire le porte dei mercati esteri, dall’altra il ‘digitale’ come abilitatore per accedervi con maggiore semplicità”.

Come allestire uno stand fieristico di successo

Partecipare a una fiera è un’ottima opportunità per promuovere la propria attività e acquisire nuovi clienti.

Bisogna chiaramente considerare che, per ottenere i risultati desiderati, è necessario allestire uno stand fieristico efficace e ben progettato.

Proprio per questo abbiamo pensato di fornirti alcuni consigli utili che possono rivelarsi utili nel momento in cui avrai la necessità di allestire uno stand fieristico che si faccia notare, aiutandoti a raggiungere i tuoi obiettivi di business.

Definisci i tuoi obiettivi

Prima di iniziare ad allestire il tuo stand fieristico, è importante definire i tuoi obiettivi, così da non navigare a vista ma al contrario seguire un’idea ben precisa.

Cosa vuoi ottenere partecipando a questa fiera? Vuoi aumentare la brand awareness? Generare lead? Acquisire nuovi clienti?

Una volta che avrai definito i tuoi obiettivi potrai iniziare a pianificare ogni aspetto del tuo stand, in modo da lavorarare proprio nell’ottica di raggiungerli.

Scegli il giusto spazio

La dimensione dello spazio che ti viene assegnato in occasione della fiera o esposizione è un fattore importante, probabilmente il principale da considerare.

Se avrai a disposizione un piccolo spazio infatti, dovrai essere ancora più creativo per far sì che il tuo stand possa essere comunque efficace ed attraente.

Se, al contrario, ti verrà assegnato uno spazio un po’ più grande, dovrai assicurarti che questo sia ben organizzato e che non risulti essere troppo dispersivo.

Scegli il giusto design

Il design del tuo stand è un aspetto fondamentale per catturare l’attenzione dei visitatori ed indurli a fermarsi per visitare il tuo spazio espositivo. Usa immagini accattivanti per farti notare, e adopera colori vivaci che possano ricordare quelli del tuo brand o logo.

Assicurati inoltre che il tuo stand sia ben illuminato e che sia facile da fruire, senza elementi di arredo che diano fastidio o che occupino troppo spazio  costringendo le persone a stare troppo vicine tra loro.

Usa i materiali giusti

I materiali che scegli per il tuo stand dovrebbero essere solidi e resistenti, ma soprattutto facili da piegare, trasportare e montare.

In questa maniera sarà molto più semplice spostare ogni arredo o attrezzatura da una fiera all’altra, riuscendo a smontare e rimontare tutto con semplicità.

Alcuni tra i materiali maggiormente utilizzati per gli stand fieristici sono pannelli in forex, il plexiglass ed il metallo.

Consigli aggiuntivi

  • Tra le varie soluzioni, considera anche la possibilità di posizionare una insegna neon led che possa catturare l’attenzione dei clienti. Questa tipologia di insegne sono una soluzione efficace per farsi notare in un contesto affollato come solitamente avviene in una fiera. Esse possono essere utilizzate per mostrare o evidenziare il logo della tua azienda, un messaggio promozionale o un’immagine accattivante, magari riferita ad un prodotto o servizio.
  • Assicurati che lo stile del tuo stand sia in linea con quello del tuo marchio. Il design e i colori prescelti dovrebbero riflettere l’identità della tua azienda o realtà commerciale. Questo aiuterà i visitatori a riconoscere la tua attività e a ricordarsi della tua presenza in fiera anche in futuro.
  • Tieni d’occhio il budget che hai a disposizione. Allestire uno stand fieristico può essere costoso, anche in relazione alle dimensioni dello spazio da allestire. Assicurati di tenere d’occhio il tuo budget e di non spendere più del necessario.

Conclusione

Allestire uno stand fieristico efficace e di successo richiede certamente del tempo e alcune accortezze da parte tua.

Mettiti nei panni di un potenziale cliente e pensa a tutte quelle soluzioni che potrebbero catturare la tua attenzione inducendoti a visitare lo stand, ed individua gli elementi visivi più accattivanti che possono aiutare le persone a memorizzare i tuoi prodotti o servizi.

Generazione Z a tavola: piacciono semplicità, salute e sostenibilità

Una recente indagine condotta da Ipsos per l’Osservatorio Cirfood District ha esaminato il rapporto delle giovani generazioni con il cibo e il settore della ristorazione. La ricerca ha coinvolto ragazzi tra i 16 e i 26 anni provenienti da tutta Italia, attraverso 500 interviste basate sulla metodologia CAWI.
Questo studio ha offerto una panoramica approfondita sulle abitudini alimentari dei giovani e la loro relazione con il cibo, mettendo in luce gli aspetti positivi e le sfide del settore food.

Benessere fisico e alimentazione: vince la consapevolezza 

I risultati dell’indagine rivelano che il 73% dei giovani intervistati è soddisfatto del proprio peso, mentre il 67% è contento della propria forma fisica. Questa soddisfazione è attribuita all’attività motoria e all’attenzione dedicata all’alimentazione. Ciò conferma che esiste una consapevolezza crescente tra i giovani riguardo all’importanza di adottare stili di vita sani per migliorare il benessere fisico.
Tuttavia, il 27% del campione dichiara che mantenere il giusto bilanciamento tra alimentazione e salute è spesso difficile, mentre per il 44% è quasi una sfida.

Il cibo per la Gen Z

Secondo l’indagine, la Generazione Z cerca nel cibo qualità e semplicità. Per il 36% dei giovani, gli alimenti dovrebbero essere semplici, senza ingredienti troppo lavorati. Ma c’è di più. Per il 24% dei ragazzi, mangiare è anche un’esperienza “divertente”, che permette di imparare nuove ricette, ingredienti e culture. Il 22% del campione considera il cibo una leva per migliorare la propria salute, mentre il 20% lo utilizza per ricaricare le energie.

La qualità di ciò che si mette in tavola è un aspetto fondamentale per i giovani, con il 38% che preferisce prodotti Made in Italy, il 27% che cerca alimenti sostenibili, il 27% che evita cibi prodotti con antibiotici o ormoni e il 26% che predilige alimenti da allevamenti rispettosi del benessere animale. Questi dati indicano una chiara consapevolezza dei giovani riguardo al proprio ruolo all’interno del sistema alimentare.

Obiettivo sostenibilità

Il 91% degli intervistati è d’accordo sulla necessità di rivedere il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato. Questo approccio mira a favorire un sistema alimentare globale più sostenibile, contrastando i modelli che accelerano la deforestazione, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Mangiare fuori casa

L’indagine ha anche esplorato gli alimenti irrinunciabili per i giovani. Spiccano pizza (50%) e pasta (42%), ma anche frutta fresca (42%), carne bianca (39%), riso e cereali (38%). Inoltre, il 66% dei giovani afferma di cenare fuori casa almeno una volta alla settimana in ristoranti italiani, fast food e pub.

Questi pasti rappresentano un’importante occasione di socialità per la Generazione Z: sono momenti privilegiati per incontrare amici (34%), provare nuovi cibi (31%) e trascorrere momenti speciali con il partner (26%).